venerdì 3 luglio 2015
mercoledì 27 maggio 2015
Nel
1989 l’archeologo americano professor David Soren con il team
della prestigiosa Università dell’Arizona hanno condotto una campagna di scavi per portare
alla luce una villa di epoca romana nel sito di Poggio Gramignano, vicino alla
città di Lugnano nella valle Teverina. Fu constatato che la
ricca e complessa struttura architettonica non aveva retto ai progressivi
cedimenti del sottosuolo e la villa (del I secolo a.C.) era completamente crollata nel III sec. d.C.
Gli scavi condotti dal professor Soren hanno evidenziato che in realtà la
villa ebbe una successiva destinazione attorno al 450 d.C.. Nel sito fu
rinvenuto infatti un cimitero di eccezionale importanza perché
raccoglieva resti di 47 bambini: una realtà archeologica molto rara in Europa
e sulla quale si condussero ricerche che portarono alla ipotesi che i bambini
potessero essere rimasti vittime di una terribile epidemia di malaria, che li
decimò in un breve arco di tempo (un mese circa). Cinque locali
della villa contenevano i resti
interrati delle vittime, che erano neonati, bimbi di 6 mesi di età, più uno
di 2-3 anni. Insieme alle sepolture furono rinvenuti anche i resti di una dozzina di cani, probabilmente in virtù di
rituali propiziatori.
A
distanza di molti anni, il Yale University Archaeology Laboratory Malaria
Project ( YUAL) ha avviato un progetto di
ricerca multidisciplinare per indagare le origini della malattia e i suoi
effetti sulla dinamica delle popolazioni antiche. ll progetto YUAL (Yale
University Archaeology Laboratory) collabora con il team del Professor Soren
nel tentativo di confermare i risultati del Professor Robert Sallares dell’Università di Manchester (Inghilterra).
mercoledì 13 maggio 2015
lunedì 20 ottobre 2014
sabato 27 aprile 2013
La Fabbrica può considerarsi il simbolo e memoria dell'economia agricola e dei tentativi di industrializzazione di Lugnano. Fu costruita, su disegno dell'Ingegner Paolo Zampi di Orvieto, dal conte Giovanni Vannicelli-Casoni nei primi anni del 1900. La struttura è caratterizzata dalla tipica architettura industriale dell'epoca. Venne successivamente utilizzata dal conte Filippo Vannicelli intorno al 1920 per una industria adibita alla fabbricazione di lampadine, denominata Helios, liquidata nel 1922.
Successivamente ospita una mola e un pastificio dotato di generatori di corrente, per breve durata anch'esso. Con il fallimento dei Vannicelli passa di proprietà ad Ottorino Pimpinelli, poi ai Santori che la utilizzano come centro agricolo: mola dell'olio, cantina, deposito di frumenti e cereali. Così la utilizza anche il successivo proprietario, la RAS. Negli anni '90 viene acquistata dal Comune di Lugnano con un progetto a scopo prevalentemente culturale. In varie fasi vengono ristrutturati tutti e quattro i suoi piani. La Fabbrica sta diventando il centro culturale, ricreativo e di promozione turistica del paese: accoglie il Museo Civico, il ricco Archivio Storico di Lugnano, di cui fa parte l'antico statuto comunale, lo "Statuta Communitatis Terrae Lugnani" del 1508, una sala teatrale, una sala per mostre temporanee e conferenze ed altri strumenti di promozione turistica.
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